Convento Monterosso

Sulla rivista “Luoghi dell’infinito” si parla del Convento di Monterosso

pubblicato il: 9 Gennaio 2022

Luoghi dell’Infinito Numero 268 – gennaio 2022
Titolo della rivista “Un nuovo inizio”

Convento MonterossoUna colorata e bellissima copertina dell’artista Velasco Vitali che apre il numero di gennaio della rivista Luoghi dell’infinito in questo periodo in edicola con Avvenire.

«Dove l’uomo dice “perduto”, Dio dice “trovato”; dove l’uomo dice “morto”, Dio dice “tornato in vita”; dove l’uomo dice “finito”, Dio dice “nuovo inizio”». È la grande speranza che ci offre Dietrich Bonhoeffer, martire sotto il nazismo. Una speranza racchiusa nella sillaba che apre il verbo “rinascere”: due sole lettere che significano di nuovo, daccapo, un’altra volta… La capacità di nuovo inizio è propria dell’essere umano, anche tra le macerie fisiche e spirituali, anche durante la pandemia, le guerre, i terremoti, i tradimenti. Lo diceva Cesare Pavese: «L’unica gioia al mondo è cominciare. È bello vivere perché vivere è cominciare, sempre, ad ogni istante. Quando manca questo senso – prigione, malattia, abitudine, stupidità –, si vorrebbe morire». L’Antico e il Nuovo Testamento narrano di uomini capaci di mettere la parola fine per dar vita a un nuovo inizio: da Abramo agli apostoli la fede è invito a lasciare per mettersi in cammino.

“Un nuovo inizio” si intitola lo speciale con cui Luoghi dell’Infinito,
in edicola con il quotidiano Avvenire da martedì 4 gennaio, che inaugura il 2022
Convento Monterosso
Entrambi gli editoriali che aprono il numero riflettono sulla speranza: per la storica dell’architettura Maria Antonietta Crippa è la virtù del rischio, per il poeta Guido Oldani non si dà speranza senza memoria. Il biblista Ermes Ronchi esamina l’infinito ricominciare che attraversa la Scrittura, un grande racconto che preferisce le storie di fragilità e i nuovi inizi a quelle di conservazione. Franco Cardini offre invece una “lezione” di storiografia: i modelli evolutivi di crisi e rinascita non corrispondono mai alla realtà, che è più complessa nelle sue dinamiche: nella storia, dice, tutto si trasforma. Leonardo Servadio racconta casi di città, da San Francisco a Hiroshima, da Gemona a Mostar, che hanno affrontato il trauma delle macerie e l’impresa di una ricostruzione che prima di essere edilizia è soprattutto civile e morale. L’antropologo Franco La Cecla porta in evidenza i popoli “ultimi” che hanno fatto tesoro della propria condizione, trovando un equilibrio al di fuori dei dogmi del mercato e del progresso e concentrandosi sul tempo presente. La rifioritura di San Francesco al Prato a Parma, chiesa francescana divenuta carcere e ora ritornata luogo di culto, è al centro del testo di Francesco Ravaioli. Giovanni Gazzaneo ci porta prima sui colli liguri di Monterosso per raccontare le molte rinascite del Convento dei Cappuccini con i suoi percorsi spirituali e culturali di accoglienza e valorizzazione e poi tra quelli umbri sopra il Clitunno, dove un borgo fortificato, che ha subito i danni dell’abbandono e del terremoto, è diventato albergo diffuso grazie all’impegno di due coniugi. La “scoperta” della materia e la ripartenza della pittura astratta con Alberto Burri, in mostra alla Fondazione Ferrero di Alba, sono al centro del servizio di Alessandro Beltrami. Eraldo Affinati racconta le tante rinascite che ha modo di conoscere alla Penny Wirton, la sua scuola per giovani immigrati a Roma. La monografia presenta infine una serie di testimonianze a firma di Chiara Amirante, Agostino Arrivabene, Giulia Lamarca, Salvatore Mazza, Edoardo Milesi, Fabio Rosini, sul tema “il dolore e la vita”.

NON PERDETE QUESTO NUMERO COSì INTERESSANTE E PIENO DI SIGNIFICATI

Convento Monterosso