“Quando un giorno da un malchiuso portone tra gli alberi di una corte ci si mostrano i gialli dei limoni; e il gelo dei cuore si sfa, e in petto ci scrosciano le loro canzoni le trombe d’oro della solarità” (Eugenio Montale)
Monterosso al Mare
Uno dei pittoreschi borghi delle Cinque Terre, situato all’interno del territorio del Parco Nazionale delle Cinque Terre e Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, il paese di Monterosso al Mare ha origini antiche che risalgono al secolo IX. Il primo documento che fa riferimento a Monterosso risale al 1056 sotto il dominio gli Obertenghi; nei secoli seguenti Monterosso e le cinque terre sono terra di contesa tra Genova e Pisa, dal 1254 Monterosso passa definitivamente sotto i Genovesi e si diffonde la coltivazione della vigna che caratterizzerà la morfologia del territorio con i suoi muretti a secco lungo i pendii delle montagne che digradano verso il mare. L’economia del borgo era basata sulla pesca e si diffuse anche la coltivazione dei limoni.
Il borgo ha assunto, già dagli anni Sessanta, una forte vocazione turistica grazie alle spiagge, alle acque cristalline, al clima mite che unite ad un incantevole paesaggio sono da sempre meta del turismo italiano e straniero da tutto il mondo. Oggi sono presenti nell’antico borgo marinaro e sul Lungomare di Fegina alberghi, ristoranti, bar, stabilimenti balneari e tanti altri servizi al turista che fanno di Monterosso la capitale delle Cinque Terre.
Tra le cose da vedere: la Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista (1244 – 1307), il convento dei Cappuccini e la sua chiesa; La Torre Aurora (XVI secolo); Il venerato Santuario di Nostra Signora di Soviore (VII-XIII secolo) posto sopra Monterosso con ritrovamento miracoloso della effigie della Madonna; la casa che ospitò il poeta Eugenio Montale e i luoghi che ispirarono alcune delle sue opere più famose. Numerose sono le escursioni lungo i famosi e scenografici sentieri.
Il poeta Eugenio Montale a Monterosso
A Monterosso, nella zona di Fegina, si trova la proprietà in cui, nei primi decenni del Novecento, era solita trascorrere i mesi della villeggiatura estiva la famiglia del poeta Eugenio Montale (1896-1981; premio Nobel per la Letteratura nel 1975), nella dimora con torretta denominata “Villa delle Due Palme”, dal cui giardino si vedeva la facciata terrazzata del Convento dei Cappuccini.
In cima al promontorio di San Cristoforo, i Montale avevano la cappella di famiglia nel cimitero che è tuttora collegato alla piazzuola della chiesa del Convento attraverso un sentiero che guarda verso i colli. Frequentatrice della chiesa di San Francesco fu in particolare Marianna Montale che esercitò un ruolo non secondario nella formazione letteraria e filosofica del fratello. In una lettera ad un’amica scriveva nel 1915: “Stamani un’alba tanto bella! […] Sono salita ai Cappuccini. Guardavo giù il mare liscio, corso da brividi fuggenti, dove piombavano i monti forti, dove il paese si aggrappava nel suo cantuccio. Era tutto così bello! Pareva che tutto aspettasse, il raccoglimento, l’apparire del sole”.
Sul sentiero che dal cimitero porta ai Cappuccini, Eugenio Montale si fece fotografare nel 1977. L’anno prima era stato nominato cittadino onorario del borgo cinqueterrino, di cui era originaria la famiglia paterna. A Monterosso, nelle estati dal 1920 al 1924 Montale aveva composto molte delle poesie che avrebbe riunito nella raccolta d’esordio gli Ossi di seppia (1925) d’ambientazione ligure e più precisamente monterossina.
Eugenio Montale, Ho sceso dandoti il braccio…
“Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perchè con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perchè sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.”